William Shakespeare: un "picciotto" alla corte di sua Maestà

William Shakespeare è notoriamente considerato il più importante scrittore in lingua inglese nonché il più illustre drammaturgo della storia. Definito anche il “Bardo dell’Avon” (oppure “Cigno di Avon” soprannome datogli da un altro illustre drammaturgo: Benjamin Johnson), poiché rappresenta Il poeta inglese per eccellenza, la figura di Shakespeare è avvolta, come spesso accade per tutti i grandi uomini, da una coltre di mistero intorno alla quale sono fiorite le più disparate teorie.

 

Una, nessuna e centomila identità.

Proprio il contendersi delle presunte origini del grande drammaturgo inglese, portarono gli studiosi ad attribuirne l’identità ad una serie di personaggi più o meno illustri. Partendo da Edward de Vere, 17º conte di Oxford, oppure William Stanley, sesto Conte di Derby nonché genero di Edward de Vere, si arriva addirittura a identificarlo con un’altra eminente figura, quella del celebre filosofo e scrittore Francesco Bacone, il quale avrebbe scritto le sue opere teatrali sotto lo pseudonimo di William Shakespeare. 

In altri casi, Shakespeare sarebbe stato l’alter-ego dello stesso Ben Johnson e addirittura di scrittrici come Mary Sidney, contessa di Pembroke nonché della stessa regina d’Inghilterra Elisabetta I.

Tanti nomi e soprattutto tante, tantissime teorie che vorrebbero identificare il drammaturgo per

eccellenza con vari personaggi, per lo più nobili inglesi.

 

Shakespeare siciliano?

Nel gennaio di quest’anno (2011), lo scrittore Andrea Camilleri, in collaborazione con il regista Giuseppe Dipasquale misero in scena: Troppu trafficu ppi nenti, commedia teatrale tratta dalla ben più nota Troppo rumore per nulla di Shakespeare. Una commedia fantasiosa? In parte, poiché il titolo Troppu traficu pi nenti, è davvero una commedia del XIV° secolo, scritta realmente da un drammaturgo messinese e come se non bastasse, anche la teoria che Shakespeare fosse siciliano (per l’esattezza messinese), è tutt’altro che nuova. 

Martino Iuvara

Nel 2002 infatti il giornalista e scrittore siciliano Martino Iuvara, pubblicò il saggio “Shakespeare era italiano”. Una teoria che come narra lo stesso Iuvara, nel suo libro, appare tutt’altro priva di fondamento. Secondo il giornalista infatti, William Shakespeare, al

secolo Michelangelo Florio, nacque a Messina, città dove visse fino a quando, divenuto adulto, salpò alla volta di nord Italia ed Europa, fino ad approdare in Inghilterra, dove cambiò la propria identità a causa di una persecuzione religiosa. 

Di indizi, a dire il vero, ve ne sono tanti e Iuvara in sessant’anni, ha avuto tempo per raccoglierne di nuovi e rivedere i suoi studi che hanno inizio ai tempi dell’università, quando giovanissimo, stilò

la propria tesi di laurea intitolandola: “Shakespeare lo straniero”.

Invero gli studi di Iuvara non sono completamente originali. Egli stesso, riprese la teoria del “Bardo straniero”, seguendo le orme di autori come: Santi Paladino, Enrico Besta, Carlo Villa e Paolo Viganò, primi in assoluto a sollevare dubbi circa la nazionalità di Shakespeare. Ciononostante, Iuvara presentò una serie di validi indizi che renderebbero plausibile o comunque degna di studio, la sua teoria. 

 

 

Gli indizi.

La prima cosa che salta all’evidenza, è la mancanza di una biografia autorevole ed

esaustiva sul grande drammaturgo. Proprio tale lacuna, è stata infatti la motivazione principale che ha spinto questi ed altri autori a indagare sulla vita del poeta, spingendoli oltre le verità “ufficiali”.

Tradizione vuole che Shakespeare fosse nato il 23 aprile 1564 a Stratford upon Avon, una piccola cittadina dell’Inghilterra. Figlio di John Shakespeare,  e Mary Arden, nel 1582 William sposa Anne Hathawey, che gli diede tre figli. Trasferitosi a Londra nel 1588, Shakespeare iniziò a godere di una discreta fama in ambito teatrale già a partire dal1592. Morì il 23 aprile del 1616 e fu sepolto a

Stratfort, sua città natale.  Questa almeno è la biografia ufficiale, che possiamo trovare in tutte le enciclopedie, ma Iuvara è di tutt’altro avviso. Secondo lo studioso siciliano, infatti, William Shakespeare al secolo Michelangelo Florio (questo il presunto vero nome), nacque a Messina il 23 aprile 1564. Figlio di Giovanni Florio, medico e pastore protestante palermitano e di Guglielma Crollalanza.

A 16 anni il giovane Michelangelo, conseguì il Diploma del Gimnasium in latino, greco e storia e ancora giovanissimo, scrisse la commedia intitolata “Tantu trafficu ppi nenti” (originale in lingua madre di  Tanto rumore per nulla?).

A causa dell’incalzante inquisizione cattolica, il padre Michelangelo dovette riparare dapprima in Valtellina e successivamente in altre città del nord Italia. Nel frattempo Michelangelo, ormai 21 enne, iniziò a girovagare per l’Europa. Grecia, Austria, Francia, sono solo alcuni dei paesi dove soggiornò. Tornato in Italia e precisamente a Trevisio, Michelangelo, si innamorò di una tal Giulietta, ma la storia d’amore terminò nella tragedia con il rapimento e la morte di questa (forse per cause religiose). Distrutto dalla morte dell’amata, Michelangelo andò a vivere a Venezia, ma qui ancora una volta dovette assistere alle persecuzioni religiose, che gli portarono via il padre che venne trucidato.

Fu a tal punto che Michelangelo decise di trasferirsi in Inghilterra e precisamente a Londra. Giuntovi, pensò bene di abbandonare anche la propria identità, evidentemente nel timore di essere nuovamente perseguitato, scegliendo un nuovo nome: era nato William Shakespeare…

 

Michelangelo Florio a Londra.

Arrivato a Londra, Michelangelo Florio alias William Shakespeare, iniziò la sua carriera di scrittore teatrale. Fin da subito, le rappresentazioni delle sue commedie incontrarono il consenso del pubblico; non senza qualche piccolo aiuto. Sia il cugino, che la moglie del novello Shakespeare, aiutarono il grande drammaturgo con le traduzioni dall’Italiano all’Inglese, almeno per il primo periodo.

Superate le prime difficoltà linguistiche, infatti, Shakespeare perfezionò perfettamente l’inglese, iniziando addirittura a coniare una miriade di nuovi vocaboli. Anche la produzione letteraria proliferò incredibilmente, procurandogli fama e ricchezza. Shakespeare – Florio, morirà a Londra il 23 aprile 1616, tanto almeno, stando alla versione di Iuvara. 

E’ sempre lo scrittore ragusano ad avere pochi dubbi circa la vera identità sicula del Bardo dell’Avon. Secondo Iuvara infatti, il primo indizio sulla vera identità di Shakespeare è da rintracciarsi nel suo stesso nome. William Shakespeare, infatti, altro non sarebbe che la traduzione letteraria dell’italiano

“Guglielmo Crollalanza”. Una incredibile coincidenza con il nome della madre di Michelangelo Florio, Guglielmina Crollalanza. 

E questo secondo Iuvara sarebbe soltanto uno dei venti indizi, da lui stesso rintracciati, che confermerebbero la vera identità del drammaturgo. Altra prova sarebbe racchiusa nella commedia dilettante di Florio “Tantu trafficu ppi nenti” identica a quella inglese di dichiarata matrice Shakespeariana “Much about to do” apparsa una cinquantina di anni dopo. Anche le ambientazioni della trame contenute nelle commedie Shakespeariane, sembra dare ragione alla teoria del giornalista ragusano. L’ambientazione è italiana nel 40% delle sue opere, a fronte di quella inglese contenuta soltanto nel 20% di queste. Shakespeare inoltre, ha una conoscenza molto approfondita della Sicilia, inoltre possedeva

un eccellente padronanza della lingua italiana e un volto tipico del meridionale. Caratteristica questa in aperta contraddizione con i tipici lineamenti anglosassoni.

 

Un ulteriore indizio particolarmente significativo, arriva direttamente dal grande medico inglese William Harvey, il quale, faceva apertamente riferimento alle origini italiane di Shakespeare.

Tante congetture intorno alla misteriosa figura del poeta inglese per eccellenza. Ma proprio questo forse, sarebbe l’insormontabile ostacolo per stabilire, una volta per tutte, le vere origini di William Shakespeare. Secondo Iuvara infatti, l’unico modo per eliminare definitivamente ogni dubbio al riguardo, sarebbe

quello di accedere alla biblioteca personale del poeta e nell’ipotesi (tutt’altro che scontata, visti i secoli trascorsi) che vi fosse qualche prova ancora esistente, si potrebbe pensare di mettere la parola fine alla vicenda. 

Nel maggio del 2000, Martino Iuvara, scrisse una lettera direttamente alla regina Elisabetta II d’Inghilterra, nella missiva, Iuvara faceva riferimento alla necessità di esaminare la biblioteca privata del grande drammaturgo, fino ad oggi nascosta al pubblico, quale unico modo possibile di rintracciare la “prova provata” circa la sua vera identità.  Nessuna risposta venne data né alla missiva inviata dallo scritore di Ispica nel 2000 né a quella di due anni dopo, nel 2002, che stavolta venne inviata al primo ministro britannico Tony Blair.

 

Il Club di Shakespeare.

Altro indizio, forse il più importante di tutti, è dovuto ad una singolare circostanza.  

Durante il XV° secolo, fiorirono in Inghilterra i “Club”, circoli associativi a carattere privato. Al pari dei

più tardi Caffè letterari, anche i Club, raccoglievano adesioni di scrittori, poeti, artisti ecc… Si sa per certo che un club sorse a Londra intorno al 1600, e precisamente nella taverna “Mermaid”, una taverna in perfetto stile elisabettiano che faceva da ristorante e da locanda per viaggiatori, nonché da affittacamere. Fu proprio qui che nel 1603 che Sir Walter Raleigh fondò il “Freeday Club” dal momento che i membri vi si riunivano il venerdì. Chiamato anche Club Mermaid, nacque inizialmente come circolo letterario, e ben presto divenne luogo di ritrovo per attori, drammaturghi e scrittori in genere. Tra i membri del

Club vi erano grandi scrittori e drammaturghi del calibro di: Ben Johnson, Francis Beaumont, John Fletcher. John Donne, Robert Herrick, John Selden, lo stesso Sir Walter Raleigh e non poteva certo mancare il più grande di tutti: William Shakespeare. E proprio a questo punto che nasce il

mistero-indizio più significativo. Tra i vecchi registri di iscrizione dei soci, non figura il nome di Shakespeare. Cosa abbastanza strana, ma giustificabile se non fosse che – ecco la prova – figura invece un nome tutto italiano: Michelangelo Florio. 

Per concludere è bene ricordare inoltre che tra le opere dello stesso Shakespeare, figurano conoscenze circa le raccolte dei dialoghi First Fruits (1578) e Second Fruits (1591) di tale Giovanni Florio, lo stesso umanista inglese di padre italiano ed autore di un dizionario inglese-italiano, che lo stesso

Shakespeare, dimostra di avere conosciuto. Forse il cugino che aiutò Michelangelo nei suoi primi anni in Inghilterra.

 

Alcuni fatti che ispirarono Michelangelo Florio a scrivere le famose commedie Shakespeariane:

Troppu trafficu pì nnenti: commedia scritta in messinese intorno al 1580, forse prima stesura originale della Shakespeariana “Troppo rumore per nulla” scritta nel 1598 – 99 e ambientata a Messina.

Durante il peregrinare per il nord Italia, precisamente a Trevisio, Michelangelo, si innamorò di una tal Giulietta, ma la storia d’amore terminò nella tragedia con il rapimento e la morte di questa (forse per

cause religiose).

Mentre si trovava in soggiorno forzato a Venezia, un suo vicino di casa, moro, uccise per gelosia la propria moglie. La vicenda, venne presa come spunto per la tragedia “Otello”. 

Sempre fuggendo a causa della persecuzione religiosa, Michelangelo Florio giunse a Stratford, ove fu ospite di un oste, un saltimbanco ubriacone. Questi lo prese in simpatia soprattutto perché gli ricordava il proprio figlio defunto, William. A questo punto fu sufficiente tradurre in inglese il cognome della madre (da “Scrolla lanza” o “scrolla la lancia” in “shake the speare” o “shake speare”) ed ecco il nuovo cognome “Shakespeare”. 

Tali teorie furono agevolate dalle lacune della biografia ufficiale. Difatti, nelle ricostruzioni biografiche, il grande drammaturgo è identificato come il terzo di otto figli di John Shakespeare. Senza luogo né data di nascita, si impone a Londra quale drammaturgo ed attore.

 

LINK: 

http://www.palermofelicissima.it/2018/11/11/shakespeare-in-sicilia-di-marcello-troisi/ 

 

https://www.italiaoggi.it/news/anche-the-times-ha-riconosciuto-che-shakespeare-sapeva-tante-cose-dell-italia-per-il-semplice-fatto-che-2250526

 

https://conoscerelastoria.it/il-mistero-william-shakespeare-in-realta-era-siciliano/